Castello D’Albertis Museo delle culture del mondo Genova
WITJAI – IL GENE VERDE DELLA RAZZA UMANA
Biodiversità umana e vegetale nell’Amazzonia Ecuadoriana
L’esposizione verrà inaugurata alla presenza della Console della Repubblica dell’Ecuador, Martha Lorena Fierro Baquero
Inagurazione Venerdí 13 ore 18:30
14 aprile – 17 giugno 2018
Castello D’Albertis Museo delle culture del mondo di Genova ospita il progetto Witjai, “io esisto”: una mostra fotografica e un libro risultato di un lungo percorso, che l’artista e fotografo Gianluca Balocco ha iniziato nei suoi viaggi nella foresta amazzonica, tra il 2014 e il 2016. In Ecuador ha incontrato il popolo Shuar, ripercorrendo gli stessi sentieri del biologo naturalista Crespi, alla ricerca delle relazioni bio-evolutive e ancestrali tra il genere umano e quello vegetale.
La vita con i piccoli clan e le famiglie ha dato forma ad un lavoro libero dai condizionamenti di un set fotografico e senza interventi di post produzione. Balocco ha lasciato che l’azione si manifestasse davanti all’obiettivo al di fuori del suo controllo, non facendo ma facendo accadere, in modo da lasciare i soggetti liberi di esprimersi. Fotografo e soggetto, parte attiva e non passiva del processo creativo, hanno discusso insieme la rappresentazione di una verità: nel nome di questo popolo, Shuar, la sua stessa missione “difensore della natura”.
“Armati delle proprie piante”, impugnate come strumenti di lotta in difesa della propria cultura, identità ed esistenza, gli Shuar lanciano il loro monito. Niente affatto isolati dal mondo civile come noi lo conosciamo, ci raccontano la loro visione, per insegnarci a riconoscere e difendere il legame strettissimo tra uomo e natura.
Shuar: oltre ad essere un popolo ancestrale è anche una lingua ufficiale risconosciuta dall’art.2 della Costituzione dell’Ecuador
Intervista a Gianlucca Balocco
Gianluca Balocco, Fotografo, artista, attore, porta a Genova la mostra fotografica
Preciso subito una cosa perché è molto importante per me. Non mi considero un fotografo per se’, ma un artista che lavora con il mezzo fotografico utilizzando come strumento scientifico per i propri esperimenti artistici.
Perche scegli l’Ecuador e la popolazione Shuar per documetare la sua ricerca fotografica?
L’Ecuador è un paese bellissimo in cui ancora la vita dell’uomo e la natura hanno mantenuto un legame forte profondo e radicato nella storia dell’uomo. L’Ecuador inoltre è un paese che ha saputo conservare almeno finora le proprie tradizioni legate ai culti ancestrali non solo con gli Shuar ma anche ad es con le curandere con le quali ho fatto un altro lavoro più di un anno fa.
Cosa vuole raccontare nelle sue quaranta foto della popolazione indigena Shuar?
Il popolo Shuar è uno dei popoli sciamanici più antichi del mondo non ha nessun approccio all’immagine e alla rappresentazione di sé stesso per questa ragione. Non può essere compreso nel nostro mondo che è fatto di immagini e di rappresentazioni sia che esse siano vere o finte. Ho potuto constatare che non solo quello che ho appena detto è vero ma è vero Anche il fatto che i veri Shuar che vivono nella foresta non sono in grado di leggere un’immagine fotografica o un immagine stampata così come leggono la realtà, me lo hanno dimostrato non potendo riconoscere in fotografia le specie di piante che loro riconoscono in pochi secondi in mezzo a una foresta piena di migliaia di specie.
Witjai significa io esisto in lingua shuar ed è un’affermazione di identità e di presenza nel mondo.Lo scopo che dovevo ottenere da questo progetto e incontro, era ciò che mi premeva più di tutto: ridare loro un senso di identità di importanza e di dignità quando centinaia di anni di colonizzazione e sfruttamento di vario tipo hanno tolto loro questo ruolo di protettori e tutori della foresta e della natura. la parola shuar significa Infatti protettore della natura.
La mostra si chiama Witjai il gene verde della razza umana, perche adopera questo nome, in linea generale ci potrebbe spiegare.
Come dicevo Witjai significa io esisto. il gene verde della razza umana sta a significare il profondo legame che c’è tra la specie umana e il sistema vegetale presente su tutto il pianeta che costituisce il 99,7% della biomassa della terra oltre al fatto che abbiamo in comune con le piante oltre il 26% dei geni.
Gli shuar conoscono benissimo questa cosa anche se non ne hanno ottenuto prove scientifiche e il loro approccio alla vita e alla cosmogonia della foresta e dell’universo è di tipo sciamanico. quindi loro arrivano alla conoscenza di questo fatto attraverso la loro sensibilità e le loro arti magiche sciamaniche ed ancestrali.
Quale son le sue aspettative con la mostra a Genova?
L’arte ha il non semplice compito di gettare l’ostacolo al di là delle certezze, delle conoscenze. Per questo è complementare alla scienza e al sapere tecnologico umano. L’arte si occupa di consapevolezza si occupa del dubbio si occupa di mettere in gioco i propri contrasti e le proprie teorie la ricerca artistica soprattutto ha una vocazione per chi crede che lavorare nella direzione del bene comune sia una delle ragioni più importanti della nostra vita
Quale son suoi futuri proggetti, cè anche il ritorno in Ecuador?
Non ho a breve un progetto ecuadoriano o un ritorno in Ecuador anche se non nascondo che mi piacerebbe farlo soprattutto per rivedere i miei amici Shuar della comunità di Sapap Naint.
Inauguro a fine maggio alla Too Good Society di Milano un altra mostra nata dal progetto “The chinese doll ” partito dalla lettura incrociata di storia memoria e perdita dei saperi che terrò in anteprima Milano poi a Canneto e infine a Bergamo.
Di: Ivonne Torres Tacle
Mail: ivonnetorrestacle1@gmail.com
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