Genova – 6 dicembre. La comunità venezuelana in Liguria ha organizzato ieri la Marcia per la Pace e la Libertà, un corteo che ha attraversato il centro di Genova in sostegno al popolo venezuelano e alla leader dell’opposizione María Corina Machado, Premio Nobel per la Pace.

La mobilitazione, parte della campagna globale “Il Nobel è nostro”, si è svolta
contemporaneamente in dieci città italiane e in numerosi paesi nel mondo.
Il corteo è partito da Piazza De Ferrari per raggiungere la Cattedrale di San Lorenzo, dove si è tenuto un presidio statico con una preghiera collettiva per la libertà del Venezuela e per i
prigionieri politici.

Secondo i dati dell’ONG venezuelana Foro Penal, citati dai rappresentanti della comunità, i
prigionieri politici sarebbero attualmente 887, tra cui anche cittadini italiani, come Alberto Trentini e Biagio Pilieri.
Durante la manifestazione, l’attivista politico e rappresentante della comunità venezuelana in Liguria : Soreilis Rojas , ha sottolineato il valore simbolico del Nobel della Pace per i venezuelani: “Il Nobel della Pace rappresenta il risultato di anni di lotta per la libertà. È speranza, forza e dignità. Oggi non c’è una sola vincitrice: il premio appartiene a tutti noi, dentro e fuori il Venezuela. Ognuno continua a portare avanti il messaggio di libertà e di resistenza contro il regime di Nicolás Maduro.”

La comunità ha ribadito la propria determinazione nel proseguire la battaglia democratica, confidando nella guida di María Corina Machado e di Edmundo González Urrutia, indicato dall’opposizione come presidente eletto nelle contestate elezioni del 28 luglio 2024. “Siamo un popolo determinato a essere libero. Con la nostra leadership riusciremo a restituire pace, democrazia e libertà ai cittadini, e a favorire il ritorno degli oltre otto milioni di venezuelani costretti all’esilio”, hanno dichiarato gli organizzatori.

María Corina Machado dovrebbe ricevere il Premio Nobel per la Pace a Oslo il 10 dicembre. I sostenitori sperano che possa raggiungere la capitale norvegese, nonostante – secondo quanto riferito dagli attivisti – viva da oltre un anno in clandestinità e sotto minaccia del governo di Maduro.
@ivonnetorrestacle1 – Il Quotidiano Latinoamericano
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